In effetti chi ci obbliga, per esempio, ad avere la macchina?
Chi ci obbliga ad avere il telefonino, chi ci obbliga a lavorare, a pensare, a comportarci così?
L'uomo è anche un mammifero.
Siamo cioè esseri che vivono bene nel branco, esseri abili ad adeguarsi all'ambiente in cui si trovano.
Un bimbo che nasce e cresce qui, generalmente, avrà crescendo un certo tipo di problemi.
Un bimbo africano o nepalese ne avrà altri.
Dicevo, nessuno ci obbliga, ma lo facciamo.
Lo facciamo per essere accettati. Per essere "come gli altri".
Il grande fratello. Ognuno di noi è una telecamera.
Se per strada vediamo passare uno vestito strano o con un abito inconsueto, subito guardiamo, ci giriamo.
Generazioni intere sono vissute in uno "stagno mentale", senza mai aver avuto il coraggio di spingersi oltre con la curiosità.
Una cosa è certa. Se noi, tutti noi, volessimo davvero, il mondo migliorerebbe da subito.
Domani uscirete di casa e non ci saranno macchine.
La gente sorriderà.
Non si sentirà più il rumore incessante dei motori, l'aria diventerà respirabile; si sentiranno solo i bambini giocare, per la strada, senza la paura di venire travolti da un suv guidato da una lampadata rifatta.
Io penso sempre questo.
Il popolo è come un elefante, trainato da un topolino.
Il topolino è l'uomo che ha paura e che quindi vuole il potere in questa vita. E' avido, furbo.
L'elefante, che non sa il suo peso, il suo valore, forse è addormentato, si lascia condurre al guinzaglio da questo minuscolo essere: basterebbe che si risvegliasse e il topolino non potrebbe più fare nulla per condurlo dove vuole.
Sarebbe libero.
Ma finora l'incanto del topo vince.
A volte mi fermo a pensare all'Italia. Povera Italia questa volta lo dico senza ironia alcuna.
Pensateci un attimo. Eravamo degli staterelli divisi e diversi fra loro. Poi ci hanno unito, con uno scotch tricolore. Bene. Poi una guerra mondiale. Poi il fascismo e una seconda guerra. Poi, ricostruire il Paese, con i soldi "interessati" degli Americani, che hanno sempre tenuto per le palle i nostri politici, poi il boom economico, il mito del consumo, il miracolo italiano. Ringraziavamo i caroselli, la millecento, la partita la domenica.
E oggi, ci ritroviamo, rincoglioniti più che mai, che cerchiamo di tirarci fuori dalla melma, una volta che abbiamo capito che era solo un sogno. Cosa è rimasto? Che cosa abbiamo e che cosa abbiamo perso?
Facciamocele queste domande, seriamente.
Perché un giorno l'elefante possa tornare a correre libero.