Comprendo e condivido il tuo rigetto verso il pensiero che comunemente definiamo "religioso" e antiscientifico, ma sarebbe un errore giudicare indistintamente la teologia monoteista, la filosofia occidentale e il pensiero orientale.
Non dimentichiamo che la Filosofia è l'alma mater di tutte le scienze: Le idee e le teorie nascono -grazie alla capacità d'astrazione propria degli esseri umani- come intuizioni o interpretazioni della realtà, ancora prima di essere confermate o smentite da calcoli o misurazioni dirette. Le basi del metodo scentifico si fondano proprio sulla necessità di astrarre la misurazione oggettiva dalla percezione soggettiva (Platone).
Anche la matematica, popolarmente considerata una scienza esatta e statica (erroneamente), ha potuto risolvere i paradossi di Zenone (v. serie geometriche convergenti) solo molti secoli dopo la loro formulazione da parte di alcuni filosofi. O ancora pensiamo al concetto e all'idea del numero 0 introdotto dai filosofi ellenici ed indiani ed adottato nella matematica e nelle misurazioni occidentali solo dopo l'anno 1000...
Ad una domanda come "cos'è la Realtà?", che inevitabilmente arriva a confrontarsi con temi come l'analisi introspettiva o la percezione soggettiva, credo sia impossibile rispondere senza un minimo approccio filosofico, dato che la scienza sperimentale può solo confermarci step ben definiti di osservazione diretta, limitati dal livello tecnologico raggiunto dagli strumenti di misurazione nel momento in cui ne stiamo discutendo.
Se a questo aggiungiamo il fatto che la realtà, anche sperimentalmente, viene determinata dall'osservazione o dalla non-osservazione della realtà stessa da parte di un soggetto cosciente (v. varianti esperimento di Young), arriverei quasi a considerare la filosofia come qualcosa di imprescindibile in un dibattito di questo tipo.
Ora non vorrei convertire anche il povero Buddha in una specie di Nostradamus della fisica (che sembra aver predetto tutto - ma solo dopo che è già accaduto), ma anche la metafora dei cani offre più informazioni e chiavi di lettura di quel che sembra.
Indipendentemente dalla morale della storia, l'elemento che visualizziamo durante la narrazione è semplicemente un cane in una stanza. Se però astraiamo gli elementi fondamentali del racconto, ciò che otteniamo è una coscienza dentro uno spazio vuoto finito, che però -grazie all'illusione degli specchi- alla singola coscienza appare infinito e popolato da una moltitudine di altre coscienze differenti.
Salto nel vuoto: E se anche noi fossimo nella stessa condizione? E se tutti noi fossimo solo il riflesso modificato di un'unica coscienza immersa in uno spazio che viene percepito come tridimensionale ed infinito ma che in realtà non lo è? Il Tempo esiste perchè esiste lo Spazio, senza Spazio non c'è Tempo (v. es. singolarità).
Ammetto che non si tratta di un'interpretazione della realtà che mi convince troppo, però risulta comunque interessante a modo suo.
Trip da bong. Mi mancava il forum.![]()



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