L’excursus di violenze efferate negli ultimi decenni in America Latina a causa del narcotraffico ha portato l’attenzione dell’opinione pubblica di tutto il Mondo. Si sta dunque intavolando un tavolo di discussione permanente tra i Paesi dell’America Latina per affrontare tale questione magari smorzando i regimi di proibizionismo imposti dagli Stati Uniti e avviando alla graduale e controllata legalizzazione
Già in novembre la dichiarazione provocatoria del presidente della Colombia Juan Manuel Santos sulla legalizzazione della marijuana e della cocaina per prevenire e sradicare la violenza legata al narcotraffico.
Otto Perez del Guatemala e Mauricio Funes di El Salvador, con l’appoggio del presidente del Costa Rica Laura Chinchilla,sono pronti a intavolare un tavolo tematico sulla graduale depenalizzazione delle droghe. La dichiarazione congiunta di Perez e Funes avrebbe addirittura raccolto il favore del governo di Felipe Calderon, in Messico, che era stato uno dei principali fautori del proibizionismo imposto dagli Stati Uniti.
Non è una sorpresa che proprio da questi due Paesi, El Salvador e Guatemala arrivino queste proposte: nella classifica dell’ONU del 2011 sui Paesi col maggior numero di omicidi al primo aspetta il preoccupante dato di 66 omicidi ogni 100.000 abitanti, mentre al secondo 41 ogni 100.000 abitanti.
Nello stesso rapporto compare il dato cumulato per gli omicidi legati al traffico di droghe: sarebbero circa 47.500 negli ultimi sei anni.
Tuttavia questa politica promossa attorno alla discussione e una concreta risoluzione del problema viene ostacolata proprio dagli Stati Uniti, suscitando l’indignazione di molti capi di Stato dell’America Latina.
Le forze regulacioniste sembrano pronte a portare fino in fondo questa battaglia per legalizzare progressivamente le droghe indicate in maniera seria e concreta. Per Perez infatti “la legalizzazione porterà ottimi benefici alla salute e alla pubblica sicurezza”.
Ma la risposta di Washington è esattamente l’opposta a testimoniare l’atteggiamento antipermissivo degli USA.
A quanto pare a partire dal 2013, Obama investirà il 17% in meno rispetto al 2012 nella sua battaglia mondiale contro le droghe: da 422 a 360 milioni di euro, mantenendo comunque cifre di tutte rispetto considerando che il problema non è arginato.
Del resto nella storia dei governi dell’America del Sud è sempre difficile fare i conti senza l’oste, che ha un nome preciso : Stati Uniti d’America.
Sebbene sia innegabile che il proibizionismo severo nella lotta al narcotraffico abbia portato dei benefici è altrettanto innegabile denotare come gli USA detengano un record molto ambito: negli States si concentra il 37% del consumo mondiale di cocaina. Inoltre da questo atteggiamento il narcotraffico del Sud America non sembra affatto indebolito, avendo trovato interessanti snodi di smercio attraverso l’Africa per raggiungere i mercati eurpopei.
Allora a chi conviene mantenere lo status quo e non aprire un dialogo costruttivo sul tema. Forse a chi controlla quel famoso 37%?
Fonte: Corriereweb.net