Mentre grano, lana e altri beni costano sempre di più, la droga leggera rimane stabile
Durante l’ultimo anno, come riporta SmartMoney, i prezzi dei raccolti sono schizzati verso l’alto. Secondo il Bureau of Labor Statistics (che si occupa di calcolare l’inflazione) il grano è salito del 63%; suini e polli nutriti a base di frumento sono più costosi del 9%; il prezzo della lana è aumentato del 18% e quello del cotone è praticamente raddoppiato. Ma c’è almeno un raccolto che è immune all’inflazione: la marijuana.
L’INDICE DELLA MARIJUANA – La sostanza che secondo alcuni friggerebbe irrimediabilmente il cervello oggi costa un po’ meno di quello che costava l’anno scorso. Ovviamente, il governo americano non inserisce la marijuana nei suoi indicatori economici, ma ci sono diversi modi per arrivare ad una stima più o meno fedele dei prezzi di questa. Uno è lo STRIDE (System to Retrieve Information from Drug Evidence), nel quale i poliziotti sotto copertura indicano quanto hanno pagato per comprare le droghe. Quello più affidabile, tuttavia, è la rivista newyorkese High Times (“la voce della comunità della marijuana”), specialemente grazie alla mensile Trans-High Market Quotations, una quotazione di mercato basata sulle segnalazioni dei lettori – cioè dove hanno preso la droga e quanto l’hanno pagata.
QUALITÀ SUPERIORE – L’indice dei prezzi di High Times per la cannabis di tipo superiore è diminuito del 4% a gennaio, mentre per quella di tipo medio si parla del 6%. Il mese scorso è inoltre quello in cui nessun lettore ha inviato un prezzo per la “schwag”, cioè la cannabis di bassa qualità. L’intero indice del consumo americano della droga in questione è cresciuto del 3% nello scorso anno, probabilmente perché ne è stata venduta una qualità migliore.
(fonte: giornalettismo.com)