Ospiti nella nostra rubrica i Modena City Ramblers, gruppo molto attento, insieme ai giovani, ad un certo tipo di messaggi. Nei loro testi rivendicano la loro identità Emiliana fatta di racconti sulle lotte della resistenza e i viaggi tra Irlanda e America Latina dove hanno appreso e mescolato molte delle sonorità che influenzano oggi il loro sound. Davide Morandi, la nuova voce avvicendatasi alla vecchia conoscenza Cisco, ci racconta come procede il progetto Modena.
Anche se sei entrato dopo puoi raccontarci un po’ come nasce il gruppo?
Il progetto Modena nasce nel 90/91, erano i tempi dei Pogues dei Waterboys, andavano di moda i pub irlandesi e la guinnes, un gruppo di amici con le stesse passioni musicali si sono trovati su cosa dire, e su cosa cantare soprattutto, ed hanno cominciato con le prime cover e i primi concerti nei piccoli locali; adesso sono passati 18 anni e siamo ancora qui.
Attraverso gli album avete fatto parecchi viaggi culturali e soprattutto musicali. Il vostro primo demo era molto incentrato sul folk, poi avete avuto una parentesi rock per poi approdare ad influenze Sud americane, Come nasce questo ecletticismo?
Il viaggio per i Modena è sempre stato qualcosa di fondamentale. Il disco avveniva spesso dopo un viaggio; ciò è sempre servito per arricchire le nostre sonorità musicali da trasmettere al pubblico. Colori, suoni, immagini e spunti ci hanno sempre ispirato e da ogni parte del mondo abbiamo saputo riportare qualcosa. Anche perchè secondo me la cultura va verso una società multi-globale; non ci si può bloccare su uno stile, non si può rimanere chiusi nel giardino di casa e perseverare col rock anni settanta inglese.
Voi avete fatto collaborazioni importanti come per esempio Terry wood, Manu Chao, i Pogues ecc. Invece Come nasce l’idea di coinvolgere uno scrittore come Garcia Marquez.
E’ stata una cosa semplice. Alcuni di loro hanno letto i libri di Garcia Marquez ed entusiasti lo hanno contattato; da li è nata la collaborazione, è nato il disco ecc. La stessa cosa è successa con i Pogues. Gli abbiamo mandato una semplice mail dicendogli chi eravamo cosa facevamo, ed è nato un altro album. Certe volte le cose riescono più semplici di come si immaginano. Talvolta per incontrarsi non è necessario passare attraverso i manager gli impresari ecc. Così è stato con Garcia Marquez con Bob Geldof e con i Pogues.
Una domanda scomoda, ma devo fartela…Come mai Cisco è uscito dal gruppo?
Anche qui non c’è niente di così clamoroso. Semplicemente Cisco aveva voglia di fare altre cose e ti assicuro che le sta facendo bene. L’ultimo disco a mio avviso è un ottimo disco. Era quello che voleva fare, come nei matrimoni, a volte si cercano nuove strade, ciò non significa che non si continua a volersi bene. C’è un ottima amicizia fra noi che va avanti; con lui ci si vede e ci si sente sempre.
Sempre parlando dell’ ecletticismo? Avete fatto anche un remake di una canzone di Guccini. Cosa rappresenta per voi Guccini?
Con Guccini è stato qualcosa che rivela l’appartenenza alla nostra stessa terra, come dire “fra la via Emilia ed il west”…Siamo cresciuti come lui a Lambrusco e tortellini, abbiamo in comune molte tematiche, abitiamo a pochi km di distanza. Inoltre Guccini per noi emiliani è un punto di partenza.
Passiamo ad una domanda un po’ più politica: l’altro giorno a Roma in quasi 700000 hanno partecipato al Gay pride. La manifestazione è stata ignorata ed oscurata dai Media. Come è possibile che in Italia una presenza tanto massiccia non venga nemmeno considerata?
Siamo in Italia e quella cupola qua dietro la fa ancora da padrona; per certi versi siamo ancora molto arretrati. Anch’io sono cresciuto con questi valori. La chiesa a volte fa cose molto buone, come le missioni in Africa ed in sud America, ma non puoi aspettarti certo che permetta una legge sui “Dico”. Ripeto, purtroppo per certe cose siamo rimasti al medio evo. Quando sento qualcuno che dice che il preservativo non va usato, sinceramente mi cadono i coglioni.
Rimanendo in tema politico: Cosa pensi della Fini-Giovanardi che equipara lo spinello alle droghe pesanti?
E’ una giustizia che tutela le grandi banche. Con queste cose si torna indietro come dicevamo prima sull’economia-ipocrisia; è droga? Allora si cerca di tenere un occhio chiuso da una parte per tenerne aperti 2 dall’altra…
Domanda alla Marzullo come vedi il futuro per noi giovani?
Devono resistere, lottare, devono far capire che loro ci sono, che loro possono contare nel futuro dell’Italia. Da un certo punto di vista sono ottimista dall’altro sono pessimista. Ti faccio un esempio, noi andiamo sul palco e cantiamo contro la guerra. E’ la cosa più utopistica che ci può essere al mondo…dimmi quale epoca quale civiltà non si è tirata un sasso o non ha fatto la guerra? E’ una cosa che mi sconvolge perchè so che sarebbe la cosa più bella del mondo se non ci fossero guerre, ma allo stesso tempo so che è di fatto un’utopia. Bisognerebbe davvero cambiare la mentalità e dare una svolta grossa. Per restare nel nostro piccolo giardino, bisognerebbe cominciare dalle piccole cose, i giovani per esempio potrebbero cantare e gridare. Poi c’è da sperare che questa sinistra faccia davvero qualcosa, sarà anche questa un’utopia, ma io ci credo ancora. Ci sono tanti giovani diversi. Anch’io avevo il concetto che la generazione di oggi sia “poco attenta” per usare un eufemismo, ma ho dovuto ricredermi. Vedo tanti giovani attenti che non si limitano solo a venire ai concerti a fare casino, ma ci danno “giù di brutto” nella protesta; ed è per questi giovani che vale la pena di impegnarsi e continuare ad alimentarli, per quanto ci riguarda dal palco con la nostra musica i nostri messaggi…
Filo Green
Pubblicato su Dolce Vita n°16 – Maggio/Giugno 2008