Qualche giorno fa una delegazione composta da varie associazioni che si occupano di politiche sulle droghe e del recupero dei tossicodipendenti (Cnca, Itaca, Antigone, Forum Droghe, Gruppo Abele, Fuoriluogo) ha incontrato Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione, con delega alla lotta alle tossicodipendenze.
Riccardi, con cui abbiamo chiesto un incontro anche noi qualche mese fa, ‘finalmente’ si è espresso anche per parlare di ‘problematiche’ attinenti l’uso delle sostanze stupefacenti.
A quanto riferito sul sito fuoriluogo, nell’incontro la delegazione “si e’ soffermata tra l’altro sul problema dei consumatori, spesso piccoli spacciatori, che finiscono in carcere e ha illustrato al ministro una proposta di legge, che e’ gia’ stata presentata alla Camera e al Senato, che intende ‘alleggerire’ il reato di detenzione di piccole quantita’ di droga, portando la pena, attualmente fino a 6 anni di carcere, a un massimo di tre anni, in modo da poter usufruire maggiormente delle misure alternative al carcere” http://www.fuoriluogo.it/sito/home/mappamondo/europa/italia/rassegna_stampa/riccardi-incontra-il-cartello-senza-serpelloni
Nonostante l’incontro sia stato positivo, riteniamo che almeno da parte di chi punta ad una discontinuità con le politiche attuate fino ad ora, avremo voluto che si fosse evidenziato che se non si effettua una distinzione sostanziale tra le politiche per la regolamentazione della canapa e derivati e le altre sostanze non si risolve il problema, ricondurre qualsiasi uso di sostanze nell’ambito di un unica tipologia di comportamento (tossicodipendenza) è oltre che disdicevole, alquanto dannoso.
Bisogna stare attenti in questo frangente, all’eventuale idea di tramutare il carcere in un ‘programma terapeutico obbligato’ presso eventuali centri di recupero anche per i consumatori di cannabis, il rischio e la ‘trasformazione’ da criminale a malato, che per la cannabis oltre che non attinente ed inutile è innanzitutto disastroso per l’individuo. Ciò anche per scongiurare l’eventuale business che potrebbe nascere dalla gestione di questi centri, sulla pelle di chi non ha bisogno di nessun trattamento di disintossicazione ‘forzata’.
Sarebbe stato doveroso in questa occasione di incontro, far notare le falle della Legge Fini-Giovanardi, che rispetto alla precedente normativa ha tolto qualsiasi distinzione logica tra sostanze diverse tra loro come uso e come problematiche associate, ed ha relegato alla discrezione del giudice o delle forze dell’ordine stabilire se il comportamento rientra nell’uso personale oppure nello spaccio, andando contro il referendum del 1993 che aveva tolto dalla legge il riferimento alla dose media giornaliera poi rimpiazzata da, una non diversa, dose massima consentita.
Sarebbe stato interessante anche illustare al ministro la proposta di legge presentata dai senatori Della Seta e Ferrante (“Norme per la legalizzazione dei derivati della cannabis indica”), che oramai conta la firma, oltre che dei propositori, anche di una decina di senatori. http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/37685.htm
A tal proposito si è espresso anche il deputato del Pdl Alfonso Papa, che ha assunto posizioni marcatamente antiproibizioniste dopo aver visto da ‘ospite’ per qualche mese la situazione delle carceri con i propri occhi: “Per passare dalle parole ai fatti, però, occorre ora che il Ministro ponga al governo e, in particolare, al collega Guardasigilli la necessità improrogabile di realizzare un vasto programma di depenalizzazione che parta proprio dai reati legati alle droghe leggere. La legge Fini – Giovanardi è una legge ottusamente proibizionista, che ha fatto più male che bene. Oltre un terzo dei detenuti, sono ristretti in galera per via di questa legge che equipara droghe pesanti e droghe leggere, spacciatore e consumatore. Si tratta di un reato senza vittima inventato al fine di spandere terrore; un reato artificiale che, come ogni legge proibizionista, ha l’unico effetto di alimentare mercato nero, criminalità organizzata e consumo fuori controllo”.
Ma probabilmente l’incontro volto innanzitutto a trattare le problematiche della tossicodipendenza da sostanze pesanti, ha voluto rimandare ad un altro momento una discussione più pragmatica sulla normalizzazione della canapa, sperando che ci sia la possibilità che vengano invitate anche le associazioni che si occupano di sensibilizzare sull’urgenza di regolamentare la cannabis.
Per i consumatori di cannabis essere definiti ‘meno criminali’ non cambia che di una ‘virgola’ il problema, come questa proposta di ridurre la pena nell’ambito della condanna di lieve entità da 6 a 3 anni…… ma noi lo ribadiamo ora e sempre: ‘non siamo criminali’, nemmeno a metà e tutto quello che vogliamo è togliere di mezzo una legge che ci ha reso tali!
Davide Corda – ASCIA
Pubblicato anche su: www.legalizziamolacanapa.org