L’Osservatorio sulle droghe dell’Ue (Oedt) ha registrato un record di nuove sostanze: 24 solo nel 2009, tutte sintetiche. Il doppio rispetto all’anno precedente. Il direttore: «Attuare la “riduzione del danno”».
L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona (Oedt), lancia l’allarme. Nel 2009 è stato registrato il record di nuove sostanze stupefacenti, tutte sintetiche, tra cui almeno un paio di derivazione farmacologica. Un mercato in continua evoluzione. Il rapporto annuale dell’Osservatorio dell’Unione europea, realizzato in collaborazione con l’Europol e pubblicato lo scorso 23 aprile, ha individuato 24 nuove sostanze psicoattive. È il più alto numero registrato fino ad oggi in un solo anno, quasi il doppio rispetto al 2008 (13). Così i vari Stati membri sono costretti ad aggiornare continuamente le tabelle, rendendole illegali. Molte nuove droghe, come l’Mda, sorella minore della ben più nota Mdma (l’ecstasy) sono nate in modo fortuito.
Nei laboratori illegali in cui si produceva l’Mdma mancavano alcuni componenti e pur di non fermare il business è stata creata una variante della formula originale con gli ingredienti a disposizione. Spesso però le derivazioni vengono appositamente studiate per rendere vani i controlli, creando droghe non ancora presenti nelle tabelle degli stupefacenti. Un intero capitolo del rapporto è dedicato all’arrivo sul mercato di un grande numero di nuove sostanze commercializzate su internet come legali e non destinate «al consumo umano». Come la ketamina, un potente anestetico per cavalli, diffusissimo tra i giovani da diversi anni. Oppure la piperazina (l’mCPP), dei forti cristalli delique scenti, facili da sintetizzare (con due atomi di azoto), i cui derivati sono utilizzati per produrre molti farmaci, come il viagra o il levitra, ma anche varie droghe.
L’Oedt spiega ad esempio che «sta crescendo rapidamente la percentuale di pasticche di ecstasy che contengono questa sostanza». Secondo l’Osservatorio diventa quindi «fondamentale triangolare le informazioni dalle diverse fonti» per aumentare la capacità di risposta e conoscenza di questo fenomeno. Da quando l’Unione europea ha creato l’Oedt sono state più di 110 le sostanze psicotrope individuate. Lo scorso 21 aprile, l’Osservatorio aveva invece pubblicato un altro rapporto, nel quale più di cento ricercatori hanno messo a confronto il «passato, presente e futuro» delle politiche degli Stati membri in tema di “riduzione del danno”.
Come le terapie sostitutive per i tossicodipendenti, anche nelle carceri, le cosiddette “stanze del buco”, la distribuzione gratuita di siringhe pulite per abbattere la diffusione dell’Aids, la scelta di alcuni Stati membri (come Svizzera e Olanda) di avviare programmi di somministrazione controllata di eroina ai consumatori cronici per ridurre la micro-criminalità e il narcotraffico, la legalizzazione delle droghe leggere. «Negli ultimi 20 anni “la riduzione del danno” ha radicalmente cambiato in tutta Europa il modo di affrontare il problema della droga, abbattendo i rischi correlati all’uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa», spiega Michael Farrell, il medico che coordina il Comitato scientifico dell’Oedt.
Inoltre l’Unione europea nel corso del 2009 ha ottenuto un impegno concreto da parte di tutti e 27 gli Stati membri che supporteranno la riduzione del danno, attuando specifiche politiche per metterla in pratica. L’Europa in questo settore è all’avanguardia nel mondo. Ma non l’Italia che resta, assieme alla Grecia, il fanalino di coda dell’Ue. Anche a causa della nostra legge sulla droghe, la più repressiva d’Europa. In Italia è stato avviato solo il programma di distribuzione delle siringhe, spesso attraverso distributori automatici davanti alle farmacie, e una terapia sostitutiva per le persone dipendenti da oppiacei, anche in carcere.
Però a differenza di altre nazioni europee nel nostro Paese non esistono stanze del consumo, nonostante qualche Comune (come Torino) stia cercando di aprirle. Questi luoghi pensati per controllare a livello sanitario i consumatori e toglierli dalla strada, già esistono in Germania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Spagna e Svizzera. Inoltre le siringhe non vengono ancora distribuite nelle carceri italiane (il 27 per cento dei nostri detenuti è tossicodipendente). Mentre Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Spagna e Svizzera già lo fanno. «Si tratta di politiche controverse che tuttavia aiutano gli Stati membri a ridurre al minimo i danni sanitari, economici e sociali provocati dal consumo di droga», assicura il direttore dell’Osservatorio Wolfgang Gotz.
di Alessandro De Pascale (fonte: terranews.it)