I maceri di cui parla Gianni Nonnato del Psi di Rovigo sono gli artificiali, dove veniva messa a macerare la canapa nei periodi della raccolta fino agli anni ’70. Poi sono spariti. Oggi il Pat e il Ptcp li tutela perché non si estinguano perché considerati elementi essenziali per la protezione e la salvaguardia dagli effetti della antropizzazione selvaggia
Molti di noi hanno anche imparato a nuotare nei maceri. Una volta non c’erano le piscine. Questi invasi artificiali, dove veniva messa a macerare la canapa nei periodi della raccolta, dopo gli anni settanta, sono andati in disuso. Sono, però, diventate delle piccole “oasi” in cui la natura ha spontaneamente prodotto degli ambienti in cui si è sviluppato e salvaguardato biodiversità e paesaggio. Sicuramente sono diventati degni di sensibilità e di attenzione. Molti di questi maceri, nella disattenzione generale, al contrario, sono stati eliminati o sono stati utilizzati come discariche di rifiuti speciali con la conseguente eliminazione di rane, rospi, raganelle, pesce e flora particolare che nel frattempo aveva impreziosito quei luoghi simbolo di un passato che diventa colpa grave eliminare dal ricordo. Ancora di più: danno notevole per la natura e l’ambiente. Per fortuna i nuovi strumenti pianificatori, dal Ptcp ai Pat, si sono fatti carico di creare direttive, prescrizioni e vincoli per evitare che la scarsa sensibilità e gli interessi di pochi ne segnino una assurda estinzione. Queste aree umide di particolare valenza ambientale sono state oggetto di attenzione con il loro inserimento, in genere, nei corridoi ecologici che diventano elementi essenziali per la protezione e la salvaguardia dagli effetti della antropizzazione selvaggia. Anche il Pat di Rovigo ha assunto la problematica dei maceri ed ha previsto una direttiva che rimanda al Piano degli interventi il completamento della “individuazione, la tutela e la valorizzazione dei maceri in conformità con gli indirizzi, prescrizioni e vincoli”. Nella parte delle prescrizioni e vincoli, al fine della salvaguardia di quelli esistenti ed eventualmente non censiti, fa divieto di chiuderli e di farne uso improprio (discarica, lavaggio, ecc.). E’ indubbiamente meritevole l’aver previsto questa attenzione per i pochi maceri che si sono salvati dalla furia devastatrice del paesaggio agricolo in anni recenti, ma ora è necessario l’opera di vigilanza e di controllo. Si tratta di poche realtà che se lasciate alla furia della speculazione saranno inevitabilmente cancellate. E lo saranno in modo irrecuperabile con buona pace degli strumenti urbanistici e delle buone intenzioni.
Gianni Nonnato
Fonte: rovigooggi.it