I cyberpunk come alchimista moderno
La generazione del Baby Boom crebbe in un mondo elettronico (anni Sessanta-Settanta) di televisori accendimi-sintonizzati e di monitor personali. I cyberpunk che crebbero negli anni Ottanta-Novanta, svilupparono metafore, rituali e stili di vita nuovi per affrontare l’universo delle informazioni. Un numero sempre maggiore di persone diventano sciamani della fuzzy logic e alchimisti digitali. Sono numerose le analogie tra la cultura degli alchimisti e quella cyberpunk adepti del computer. In entrambi i casi si usa la conoscenza di un occulto arcano ignoto alla popolazione in generale, con i simboli segreti e parole di potere. I “simboli segreti” formano i linguaggi dei computer e della matematica, e le “parole di potere” ordinano ai sistemi operativi di compiere lavori erculei. E’ sufficiente conoscere il nome preciso in codice di un programma digitale per farlo apparire come per magia, trascendendo così il lavoro di una ricerca muscolare o meccanica. I riti di iniziazione o l’apprendistato esistono per entrambi. Gli “atti psichici” della telepresenza e dell’azione a distanza si compiono selezionando un’opzione da menù. I giovani alchimisti digitali hanno a loro disposizione strumenti di una chiarezza e di una potenza mai immaginati dai loro predecessori. Gli schermi dei computer sono specchi magici che presentano su comando (invocazione) realtà alternative con vari gradi di astrazione. Il mouse e la penna della tavoletta grafica rappresentano la bacchetta magica che doma il fuoco rappresentato dal tubo a raggi catodici del monitor e che dirige la forza creativa dell’operatore. I drive con i dischi che girano corrispondono ai pentagoni magici con iscrizioni di complessi simboli, tavolette in terra per ricevere input in aria, che ha come risultato la crepitante corrente elettrica che programma i circuiti dei microprocessori. I chip RAM sono letteralmente i serbatoi, l’acqua, l’elemento passivo capace solo di ricevere impressioni e di ritrasmettere, di riflettere. I linguaggi iconici di programmazione visiva sono i Tarocchi, il riassunto pittoriale di tutte le possibilità attivate per la divinazione tramite la giustapposizione e l’influenza reciproca. E’ una Tavola Periodica delle possibilità, la forma occidentale dell’I King orientale. I linguaggi tradizionali orientati alle parole – FORTRAN, COBOL e compagnia bella – sono una forma degenerata e primitiva di questi sistemi universali, e rientrano nella sfera delle attività delle corporazioni orientate al profitto. Al livello macroscopico questa è la base di sapere della “rete mondiale”, la rete globale on-line e ipertestuale di prossima realizzazione grazie alla capienza dei CD-ROM ed alle potenzialità trasmissive delle fibre ottiche – la “matrice” ciberspaziale di William Gibson. La trasformazione personale (l’estasi dell’atto definitivo di hacking) è un traguardo sottinteso in entrambi i sistemi. Il satori delle armoniose comunicazioni tra umani e computer, che nasce dall’infinita regressione verso metalivelli di autoriflessione costituisce il premio dell’immacolata concettualizzazione e dell’esecuzione delle idee. L’universalità di 0-1 in magia e religione – yin e yang, yoni e lingam, coppe e bastoni/verghe – si manifesta oggi nei segnali digitali, nei due bit alla radice di tutti i programmi digitali nei nostri cervelli e nei nostri dischi operativi. Per esagerare soltanto poco, anche la monade, simbolo del cambiamento e del Tao, somiglia visivamente alla sovrapposizione di 0 e di 1 quando la linea curva centrale si estende per l’azione della forza centrifuga dovuta alla velocità sempre maggiore di rotazione della monade.
Ciber religione del Baby Boom
Già nell’anno 2000 gli interessi della generazione Baby Boom saranno digitali, o – per usare i paradigmi tradizionali – filosofici e spirituali. Da adolescenti quelli del Baby Boom fecero un trip spirituale senza pari. Nella loro rivolta contro la cultura delle fabbriche, reinventarono e aggiornarono Induismo, Buddhismo, Amerindianismo, Magia, Stregoneria,
Vudoo, Esalen, Yoga, I King, Taoismo, Esorcismo del Pentagono, Reincarnazioni 3-D, Love-In e celebrazioni psichedeliche. Paganesimo da Rinati! Pan-Dioniso su cassette audiovisive. Mick Jagger fece loro provare compassione per il Diavolo. I Beatles li fecero galleggiare sul Gange, Jimi Hendrix insegnò loro come essere figli del vudoo. Esiste
una singola metafora, pre-cristiana o terzomondista, della Divinità, che nessun gruppo rock abbia ancora celebrato sulla copertina di un album?
L’ontologia ricapitola la teologia
I ragazzi del Baby Boom nel loro ciclo vitale in via di evoluzione sembrano aver ricapitolato la storia teologica della nostra specie. Esattamente come il monoteismo emerso per unificare le tribù pagane e per formare le nazioni, così alcuni del Boom hanno riscoperto da giovani adulti il fondamentalismo dei Rinati nel Giudaismo e nel Cristianesimo.
Anche il lontano Islam ha attratto buongustai neri ed ex hippie come Cat Stevens. Bob Dylan è un ottimo esempio dell’approccio consumista verso la religione. Da venticinque anni continua a frequentare le boutique spirituali, prendendosi uno spruzzo di “rinatismo” battista, un morso di Chassidismo, per poi tornare alla propria originaria fede
di umanesimo riformato. Possiamo ridere di questa moda di andare a fare la spesa per trovare un Dio progettato su misura, ma dietro la moda troviamo un indizio importante. Notate come Dylan, per esempio, ha conservato le proprie opzioni e ha cercato di evitare animaware di seconda scelta o prêt-à-porter. Bob non cerca “il Cristo in plastica fosforescente al buio”! La vera religione in questo contesto è l’evoluzionismo, basato sulle classiche premesse umaniste e trascendentali:
• Dio non è un padre tribale né un signore feudale né ancora un ingegnere-manager dell’Universo. Non esiste un Dio (al singolare) tranne te stesso in questo momento. Esistono tanti Dei (al plurale) quanti se ne possono immaginare. Chiamateli comunque volete; sono liberi agenti come me e come voi.
• Potete cambiare e mutare e continuare a migliorare. L’idea è quella di passare continuamente ad una versione filosofica-teologica migliore.
Come hanno insegnato Buddha, Krishna, Gurdjieff, et al: scopo della tua vita è di aver cura di te stesso, affinché possa prenderti cura degli altri.
Dal sito psiconauta.tk
Pubblicato su Dolce Vita n°27 – Marzo/Aprile 2010