A marzo di quest’anno, tre ragazze del collettivo punk rock russo Pussy Riot, sono state arrestate con l’accusa di comportamenti violenti e oltraggiosi per aver messo in scena, nella Cattedrale di Cristo Salvatore (a Mosca), un’esibizione non autorizzata contro Putin. Le tre donne, Maria Alyokhina, Nadezhda Tolokonnikova e Ekaterina Samutsevich, sostengono che la loro azione non avesse lo scopo di mettere in ridicolo la chiesa cattolica o di deridere i credenti, bensì volevano attirare l’attenzione sulla repressione politica che esiste sotto la presidenza russa di Vladimir Putin.
Il processo e la vicenda delle tre ragazze è seguito con inaspettato interesse da tutto il mondo e le giovani riottose hanno ricevuto l’appoggio di diverse star e personaggi famosi che le hanno difese sostenendo l’importanza della libertà di informazione e parola.
Ma se si esplora un po’ il web alla ricerca di articoli riguardanti la vicenda è sconvolgente notare come tutta l’opinione pubblica e la macchina informativa mondiale stia accusando il governo russo di troppa severità e accanimento, sostenendo l’idea che in tutta questa faccenda è Putin il cattivo e le Pussy Riot delle paladine della giustizia.
Generalmente, di fronte a fatti di così forte clamore a livello mondiale, i media si dividono su diverse posizioni affrontando le vicende da diversi punti di vista, ma per questa vicenda non è stato così e su questo è importante tenere gli occhi aperti.
Cosa fa storcere il naso? Il fatto che gli Stati Uniti (tutti) si siano schierata in difesa delle ragazze approfittando dell’avvenimento per colpevolizzare Putin di comportamenti sbagliati passati e presenti. Riesce molto difficile pensare che in un paese di fanatici religiosi come gli Stati Uniti nemmeno un paio di giornalisti coraggiosi abbiano difeso la posizione della chiesa e dei credenti trovando una colpa alle ragazze (che a prescindere dal motivo della protesta hanno esagerato). Questi articoli non si trovano, e questo aspetto insospettisce molto… in qualsiasi altro paese del Mondo una tale violazione di un luogo sacro avrebbe portato all’arresto o a qualsiasi tipo di sanzione ma forse con molto meno clamore.
Ma, come sempre di più accade, ai media non piace segnalare le violazioni delle libertà civili nel proprio paese. È molto più semplice accusare gli altri e concentrare l’attenzione sulle barbarie altrui invece che impegnarsi a risolvere i problemi interni.
Perchè invece di spendere così tante energie a indignarsi contro Putin, l’America non ripone la sua attenzione sul terribile trattamento subito dai prigionieri di Guantanamo, l’Europa sui gravi problemi economici che la stanno affliggendo, o ancora nessuno si schiera in maniera così decisa in favore di Julian Assange, dei manifestanti del 15M o di Bradley Manning?
Il problema è Putin. Ai pezzi grossi di Washington non piacciono i discorsi di Putin e il suo modo di criticare la politica estera americana, inoltre sono stati colpiti negativamente dalle critiche che lo stesso Putin ha rivolto, in un discorso del 2007, all’idea di “un solo centro di autorità”. L’America vuole rimettere Putin al suo posto sostituendolo con un governo fantoccio che gli permetta di gestire tutte le riserve di petrolio e gas naturale che si trovano in terra russa.
La questione va oltre la condanna delle Pussy Riot o il modo di fare politica di Putin, in questo caso non ci vogliamo schierare con nessuno. Putin non è un santo né un innocente come non lo sono le Pussy Riot, piuttosto siamo noi tutti a doverci sentire attaccati dalla macchina informativa mondiale che gestisce e veicola le idee delle masse a suo piacimento. È grave che l’informazione venga colpita in maniera così plateale per fini politici e soprattutto economici ed è ancora più grave che siano in pochissimi ad avere il coraggio di parlarne.
La politica richiede grande senso di responsabilità così come il mestiere di giornalista richiede un forte impegno nel rispettare la verità… la vicenda delle Pussy Riot come tante altre ha violato tutti questi valori.
G.R.