Molti nuovi growers o pazienti mi hanno contattato in merito ad un tema che una decina d’anni fa nemmeno esisteva; il seme femminizzato, per chiedere la mia opinione e affinché io spiegassi loro di cosa si trattasse. In questo testo tratterò le varie ragioni, i come ed i perché e cercherò di trarre alcune conclusioni riguardo a questo fenomeno relativamente nuovo nel mondo della Cannabis. In quanto proprietario/selezionatore/produttore di una banca di semi che si basa su test ed esperimenti selettivi di vero breeding (STBL) ho abbastanza esperienza nel campo delle novità genetiche risultanti dalla produzione naturale della prima generazione di semi (seme F1 in ambiente controllato). Specialmente da quando uso i consigli dei growers di tutto il mondo tramite il web, per provare semenze e avere opinioni e report indipendenti. Il tema e la ricerca sul seme femminizzati mi ha portato a visitare molti forum e a provare varie tipologie di piante per capire come e perché fosse iniziato questo processo. Le mie letture mi hanno condotto verso siti relativi ad altri tipi di piante e di coltivazioni. I frutti come l’anguria hanno alle spalle oltre 40 anni di esperienza in quanto esempio di semi femminizzati. Ad ogni modo con gli elementi positivi che arrivano dalla nuova scienza e tecnologia arrivano, anche i corrispondenti elementi negativi e dovremo analizzare tutte le potenziali alternative per avere una buona comprensione del seme femminile in relazione alla Cannabis. Un ultimo elemento che deve essere considerato riguardo a questo tema è la storia dell’uomo con le varie modifiche fisiche e genetiche nel mondo dell’agricoltura attraverso i secoli. Insieme alla conoscenza è arrivata la tecnica, ma non senza alcuni errori o problemi lungo la strada. L’uomo può solo provare a replicare Madre Natura e le sue azioni, in un processo che può sembrare rivoluzionario ma che allo stesso tempo ha prodotto sicuramente una serie di disastri.
Inizieremo a spiegare i principi biologici del seme femminizzato, poi tratteremo il processo di femminizzazione di un seme attraverso il trattamento chimico e infine spiegheremo perché la gente e le industrie lo richiedono. Ci sono ancora questioni riguardo a questo processo relativamente alla Cannabis che non hanno ancora avuto risposte e fino a che non si procederà con la ricerca, rimarranno tali, questa è la natura delle nuove applicazioni e scoperte…solo il tempo potrà rivelale! La natura in certe particolari condizioni (ad esempio quando è sottoposta a trattamenti quali l’irrigazione, la fertilizzazione non bilanciata o le temperature estreme) produce fiori maschili su pianta femminile e questo dà origine prevalentemente a un seme femminile ed ermafrodita. Questo processo è stato osservato per alcuni anni e ripetuto in ambiente controllato, inducendo il fiore femminile a fare fiori maschili attraverso stress e stimolazioni chimiche. Il problema che emerse in questo processo è che vennero prodotti solo pochi semi, per cui questo non è un sistema pratico ed economico, rendendo il seme femminile molto caro da produrre, per lo meno all’inizio. Ad ogni modo via via che la nostra conoscenza è aumentata migliorando le procedure siamo riusciti a trovare il modo di generare abbastanza polline maschile su una pianta femmina per creare semi femminili in modo tale che essi fossero un’opzione tangibile per il produttore ed il coltivatore finale. Il numero normale di cromosomi nella maggior parte degli organismi viventi è 2N, o diploide. Una pianta è generalmente fatta da un cromosoma femmina (haploid-N) ed uno maschile (haploid –N) combinati in modo da formare una pianta diploide. La biologia del seme femminile è fatta in modo tale da creare un fiore maschile su una pianta femminile, dando origine quindi ad un fiore maschile con un cromosoma femminile. Così il risultato dei due aploidi separati assicurerà un prodotto di sesso femminile.
Il genotipo/fenotipo della pianta ottenuta da questo seme dovrebbe essere in teoria di sesso femminile, esprimendo variazioni limitate rispetto al gene originale. Considerando che il tipo di pianta utilizzata dai coltivatori di Cannabis e dai pazienti è femminile, questo sembrerebbe risolvere molti problemi
nell’ottenere il risultato desiderato più velocemente. In condizioni normali un coltivatore non conosce il sesso delle piante che sta coltivando, una volta indotta la rivelazione del sesso (con 12 ore di buio) inizia il processo di selezione. Prima di tutto andranno uccise le piante maschili, i fiori ottenuti da piante femminili renderanno la vostra selezione più precisa. In seguito dovrete rigenerare le piante con 18 ore di luce al giorno fino a che potrete ottenere un clone ed utilizzarlo come pianta madre (coltivandola costantemente con 18 ore di luce al giorno) che poi originerà cloni femminili dello stesso identico tipo giorno dopo giorno. Questo è come si produce naturalmente il seme se il coltivatore sta cercando di creare un piccolo gruppo di cloni femminili per la sua produzione. La pianta maschile è utilizzata per fertilizzare la femmina che produce un seme che rifletterà i due genotipi: uno da ogni genitore. Così sembrerebbe che i maschi siano utili solo per i breeder, le banche dei semi e gli hobbisti, ma non realmente per i coltivatori. La domanda logica potrebbe essere: perché utilizzare un vero maschio se sei una banca di semi, un hobbista o altro? Perché passare attraverso tutto il processo di selezione degli ibridi per non parlare di tutti i fallimenti e le delusioni a cui si può andare incontro? Perché mantenere in vita una vera pianta maschile dato che costa soldi e sforzi per molti anni per un ritorno relativamente basso? Tutto ciò sembra strano e senza senso. Ma leggendo qualcosa riguardo alla genetica inizierete a capire il reale valore di tutto ciò, e dove possono essere scoperte piante speciali.
Ancora una volta la storia dell’uomo e le sue prime scoperte nel mondo della biologia ci hanno fornito un quadro iniziale di un qualcosa di troppo buono per essere vero, ma nel momento in cui l’abbiamo scoperto abbiamo anche creato nuovi problemi ed una maggiore instabilità nei geni e nella fertilità delle successive coltivazioni. Con i lati positivi della creazione dei semi femminizzati ci sono sempre degli equivalenti elementi potenzialmente negativi che bilanciano l’effetto di Madre Natura. A volte queste cose non sono evidenti se non dopo 10 anni di esperimenti, spesso le scoperte in biologia diventano i nostri nemici e non i nostri amici. Per questo motivo avere numerosi scambi con persone che usano semi,e che li producono,è l’unico modo reale per scoprire le problematiche e le difficoltà nella coltivazione in maniera più efficace che leggendo semplicemente libri e teorie. Il giardino segue basilarmente le quattro stagioni, che producono di giorno in giorno una combinazione differenziata di eventi che in natura non accadrebbero normalmente, e i vari geni non si adatterebbero nel loro ambiente in modo tanto diverso. Per questo motivo le mutazioni genetiche sono positive per l’evoluzione delle specie, ma forzarle più del normale potrebbe portare a degli effetti decisamente influenti. Ci sono numerose cose di cui bisogna essere consapevoli quando si prova a comprendere tutte le facce di questa tematica. Le banche di semi che producono o vendono i semi femminizzati, hanno un loro mercato e rispondono al gioco della domanda e dell’offerta. I growers sono interessati solo ad ottenere fiori senza tutte i mal di testa provocati dalla domanda. Per cui, che
cosa manca se tutti ottengono quello che gli interessa in questo campo? Come spesso accade, ci sono potranno essere numerosi problemi che da fronteggiare, per colui che si troverà ad affrontare questa situazione.
I geni sono delle invisibili parti di proteine che si combinano in natura in maniera unica sia nelle piante che nelle persone, raramente lo stesso, il che dà origine alla diversità. In particolare con la Cannabis, un vero maschio incrociato con una vera femmina dà origine ad infinite possibilità di combinazioni. La salute ed il vigore di una specie risiede in questo processo. Così le possibilità di perdere salute e tonicità nelle linee di piante femminili nel tempo potrebbero essere la norma piuttosto che l’eccezione! Inducendo in maniera chimica una femmina a produrre un fiore maschio che abbia cromosomi femminili, darà origine ad una maggiore tendenza verso l’ermafrodismo. I coltivatori che non possono o non vogliono mantenere le linee veramente maschili perderanno la diversità di gene che generalmente possiede il maschio. Facendo produrre ad una pianta femmina un fiore maschio per impollinare la sua parte femminile diventerà l’inizio di una serie di mutazioni od aumenterà la possibilità di indesiderate modificazioni ormonali in alcune parti della pianta. Utilizzando quindi il seme “femminilizzato” per creare nuovi fiori è un sistema relativamente sicuro.
Come vengono creati i semi “femminilizzati” a livello commerciale.
Ci sono molti metodi per creare tali semi come l’uso di ormoni o di elementi chimici come l’acido colcinico o gibberellico, ma io spiegherò il metodo della soluzione di tiosolfato d’argento o STS.
• Preparare un pò di soluzione per trattare la pianta è un pò tecnico ma non fuori della portata della maggior parte degli hobbisti.
• Indossate i guanti mentre mescolate questi elementi chimici e mescolateli in ambiente areato. Una maschera vi permetterà di non inalare la polvere che può essere caustica. STS è inodore ed incolore e non provoca danni alla salute dell’individuo se utilizzato responsabilità.
• La creazione di questa soluzione si basa su due parti. Sempre la parte A viene mescolata con la parte B rapidamente. Utilizzando acqua distillata ridurremo la possibilità che si creino delle impurità nella soluzione. Parte A; mezzo grammo di nitrato d’argento diluito in 500 ml di acqua distillata. Parte B; 2.5 grammi di soluzione di tiosolfato (anhydrous) diluiti in 500 ml di acqua distillata.
• Il nitrato d’argento si dissolve in circa 15 secondi mentre il sodio tioslofato ci impiega circa 30-45 secondi. La parte A si mescola alla parte B velocemente. La soluzione ottenuta andrà poi diluita in parti 1:9 per rendere il composto utilizzabile. Per esempio aggiungendo 100 ml di soluzione a 900 ml di acqua distillata si otterrà un’ottima soluzione che poi potrà essere spruzzata sulla pianta femmina selezionata. Le due parti e la soluzione stessa andranno poi tenute in frigo.
• La maggior parte di questi elementi chimici possono essere ordinati nei negozi di fotografia e l’acqua distillata è molto comune.
Applicazione:
La soluzione di STS andrà spruzzata sulla pianta femmina selezionata. La pianta poi dovrà asciugare e poi dovrà essere posta alla luce per 12 ore. Questo andrà fatto circa 3-4 settimane prima della data in cui le piante andranno impollinate. Generalmente 30-35 giorni prima. Considerando che la pianta scelta impiegherà circa 3-4 settimane per produrre un seme maturo, una qualità che impiega 8 settimane a maturare dovrà essere sottoposta al trattamento per tempo. Una pianta invece che impiega 6 settimane dovrà essere sottoposta al trattamento dopo per non terminare prima che il seme sia completamente maturo.
Effetti:
Dopo alcuni giorni in cui avrete spruzzato la pianta con la soluzione di STS noterete un ingiallimento delle foglie. Questo effetto durerà per 2 settimane e dopo le foglie torneranno al loro verde originale. La pianta sembrerà stare proprio bene. La crescita si fermerà dopo il trattamento con l’STS ma ricomincerà a crescere circa 10 giorni dopo. Dopo 2 settimane la pianta trattata inizierà a creare boccioli di fiori maschili. Potrete vedere uno strano pistillo nascere dalla femmina ma soprattutto diventerà poi un vero e proprio fiore maschile. Quando la pianta trattata sarà pronta per essere impollinata, circa 3-4 settimane dopo essere stata sotto la luce potrete procedere con l’impollinazione usuale, fase questa che non durerà più di 4 o 5 giorni. Dopo alcune settimane i risultati saranno chiaramente visibili. I semi maturati saranno femminilizzati e ci vorranno altre 2-4 settimane prima che possano essere utilizzati o venduti.
Perché i produttori di semi hanno bisogno di creare e vendere semi femminilizzati? Ovviamente tutte le industrie in questo mondo esistono per inserire un prodotto nel mercato da cui poi guadagnarci dei ricavi. Principalmente se crei un buon prodotto che il mondo ti richiede e per il quale è disposto a pagare…avrai sicuramente successo. Consideriamo che la maggior parte dei coltivatori sono interessati veramente nella femminilizzazione della pianta , nel crescere un fiore. E’ questo fiore femminile che contiene la maggiore parte del principio attivo della cannabis e le sue proprietà medicinali mentre la pianta maschile produce il polline per fertilizzare la pianta femmina e creare semi. Ciò significa che un’industria che tratta piante femmina con l’STS può avere semi femminilizzati in poco tempo. Il seme produrrà piante femminili e questo soddisferà numerosi coltivatori. I semi sono venduti ad un prezzo abbastanza caro dal momento che la loro domanda lo permette. I coltivatori hanno fatto alzare la domanda presso i produttori di semi richiedendo semi femminilizzati in quanto vogliono crescere versioni femminili delle loro qualità preferite senza utilizzare piante maschili. Quello di cui bisogna essere consapevoli è che le piante naturalmente maschili ed il loro polline verranno rimosse dalla produzione in grande scala a favore delle piante maschili chimicamente femminilizzate. Questo porterà delle ripercussioni nel tempo nella coltivazioni e causare seri problemi quali anche la sterilità delle future generazioni. In questo momento non ci sono ancora degli studi a lungo termine per cui è impossibile fare delle previsioni. Ma il trend del momento è quello di comprare semi femminilizzati e le società che non possono selezionare tale prodotto stanno avendo dei problemini. Ciò porterà lentamente ad un bilanciamento del mercato e sempre più persone potranno produrre semi femminilizzati sulle loro piante senza aver bisogno di una produzione industriale.
Riducendo il numero di serre per mantenere solo piante femminili ridurrà anche lo spreco delle piante stesse nella coltivazione. Aumenteranno i profitti sia per coloro che producono semi sia per coloro che producono fiori. Ma questo significa anche che le industrie di semi che solitamente utilizzavano linee pure dovranno essere disposte ad utilizzare copie del seme F1 come base femminile. Niente rimarrà come in origine. Inevitabilmente la diversità tra le piante si ridurrà. Non si troveranno più tipologie speciali di piante ma in futuro potremmo avere solo milioni di piante tutte uguali fra loro. Come potete vedere la coltivazione diventerà mediocre e la diversità si ridurrà al punto che la gente avrà la stessa pianta anche se avrà comprato i semi in posti differenti. Come coltivatore sembra un incubo, ma al momento non sappiamo come si potrà evolvere la situazione. Chissà cos’altro si potrà creare e se ci saranno ulteriori disagi e problemi in futuro? Nessuno al momento può davvero dare una risposta a questi interrogativi, ma in genere i risultati ottenuti velocemente con massimo profitto e cattive conseguenze non è una buona combinazione a lungo termine. Come persona molto coinvolta nel mondo della Cannabis, il mio consiglio è quello di coltivare un fiore da un seme femminilizzato ma di non introdurlo mai a livello genetico nella propria linea di coltivazione. Il tempo sarà la vera prova ed ora è troppo presto per i risultati. Mantenersi scettici non vuol dire essere ignoranti. Vedremo in futuro come questo fenomeno relativamente nuovo progredirà. La comunicazione in tempo reale nei forum dei vari coltivatori potrà esserci d’aiuto per osservare le varie esperienza e probabilmente costituirà il miglior test nel tempo.
A cura di SHANTIBABA Breeder della Mr Nice Seedbank. Tra i massimi esperti mondiali di genetiche
e semi di cannabis. Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui White Widow e Super Silver Haze.”
Foto 1: Un clone femmina pronto per essere trattato chimicamente con STS per produrre semi femminizzati; Foto 2: Una pianta ermafrodita non ha gli stessi risultati dell’induzione chimica di una femmina a produrre fiori maschili; Foto 3: Il pistillo femminile è laddove si formerà il seme una volta impollinato; Foto 4: Particolare di un fiore maschile pronto per diffondere il polline; Foto 5: La clonazione di una pianta femmina conosciuta ti permette di replicare più facilmente il processo di femminizzazione; Foto 6: Lo stesso clone senza trattamento di STS, dopo 7 settimane di fioritura; Foto 7: Un clone femmina dopo il trattamento con STS, 4 settimane di fioritura; Foto 8: Lo stress indotto induce naturalmente ermafroditi; Foto 9: Fiore maschile con ghiandole resinose.